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  • Immagine del redattoreFilippo Carli

Il dono

Rientrando in albergo nella città di Chennay in India, nell’ombra della sera, ho incontrato lo sguardo luminoso di un uomo. L’uomo era seduto sul pavimento e raccoglieva centinaia di piccoli fiori che cadevano da un grande albero di ficus. Lo avevo già visto raccogliere quei piccoli fiori la sera prima sotto la pioggia, e il giorno dopo era ancora lì seduto a terra, sempre a compiere lo stesso semplice gesto, e così tutti i giorni di quella settimana, l’uomo avrebbe fatto la stessa cosa, raccogliere uno ad uno i fiorellini del grande ficus. Ma perchè lo faceva? A cosa servivano quei fiorellini? Mi decisi a chiederglielo, e quando rispose, subito capii. “Tirupati Bhagwan” disse l’uomo. Egli avrebbe portato quelle migliaia di fiorellini in dono a Bhagwan - il divino - nella città di Tirupati nel sud dell’india. Scattai una fotografia all’uomo e quella sera guardandola capii che cosa rende luminosa la vita di un essere umano.

Non è il benessere ne la ricchezza, non sono le certezze di una vita comoda a rendere luminosa la vita di un uomo. Che cos’è allora? E’ il contatto con il senso profondo della vita che rende luminosa l’esistenza di un essere umano. Non è un idea, non è un concetto, ma un sentire, è il sentire più intenso che si possa sperimentare a rendere luminosa la nostra vita, e questo sentire è l’amore. Quell’uomo preparava il suo dono con infinito amore e riconoscenza verso ciò che egli amava: il divino.

Chi non è mai stato innamorato? e chi, non ricorda la gioia che c’è nel preparare un regalo da portare a chi si ama. Chiunque può donare, chiunque può fare un dono, non c’è bisogno di possedere qualcosa per donare, perchè ciò che si dona è sempre e soltanto la stessa cosa: la propria presenza. L’oggetto non ha valore in se, esso rappresenta soltanto chi dona. Quando doniamo è come se dicessimo: ecco prendi, questo sono io per te. Quell’uomo seduto sull’asfalto aveva creato il suo dono raccogliendo uno per uno, istante dopo istante, i fiori che l’albero di ficus lasciava cadere sul suolo. Nel raccogliere quei fiori l’uomo aveva messo tutto se stesso, tutta la sua presenza, ogni giorno, con il sole o sotto la pioggia egli aveva trascorso il tempo della sua esistenza collezionando i fiori da portare al suo amore. Ogni singolo fiore era un momento della sua vita vissuto con amore e per questo in contatto con il senso profondo della vita.

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